giovedì 25 febbraio 2010

Da un articolo accademico

Riporto alcuni passi tratti da un articolo accademico dell'università di Princeton curato da Katie Rodriguez , Avital Ludomirsky, Amanda Yamasaki e Jillian Hewitt (krodrigu@princeton.edu, aludomir@princeton.edu, yamasaki@princeton.edu e jhewitt@princeton.edu i loro indirizzi e-mail)
With regard to Neagu’s assumption that it is easy for women to report sexual assaults, we would like to point out that among college women, less than 5 percent of sexual assaults are reported. Moreover, only 2–3 percent of these reports are false, a percentage on par with the statistics on false reports of burglary or grand theft auto. With these numbers in mind, it is imperative to believe someone who reports a sexual assault
di seguito la traduzione in italiano
Relativamente alla tesi di Iulia Neagu (blogger sul sito dell'università, ndr) secondo cui è facile per le donne denunciare le violenze sessuali, vorremmo ricordare che tra le universitarie meno del 5 percento degli abusi sono denunciati (si tratta di un ritornello a quante pare molto in voga tra le femministe, naturalmente non supportato da alcuna fonte attendibile che non siano loro stesse, ndr). Inoltre solo il 2-3 percento di queste accuse risultano false (cioè sono state acclarate come fasulle dalla polizia, ndr), una percentuale in linea con le false denunce di furto con scasso o furto di automobili (dati anche questi non supportati da nessuna fonte ma tirati in ballo probabilmente in maniera del tutto casuale a "supporto" della tesi propugnata dall'articolo). Con questi numeri in mente, riteniamo sia imperativo da parte delle autorità credere sulla fiducia a tutte le donne che denunciano violenze sessuali
Fonte: The Daily Princetonian

mercoledì 24 febbraio 2010

Fa incarcerare per quattro anni un uomo innocente con l'accusa di stupro, condannata ad un anno per calunnia

New York, 23 febbraio 2010 - Biurny Peguero Gonzalez è stata condannata in primo grado a un anno di reclusione per falsa testimonianza davanti alla corte. Aveva accusato un uomo, William McCaffrey, di averla minacciata con un coltello e poi violentata: l'operaio ha trascorso 4 anni in carcere per le sue bugie. La procura ha archiviato le accuse nei suoi confronti e, dopo il pagamento di una cauzione di 5.000 dollari, è tornato libero. Era stato condannato a 20 anni.

I fatti risalgono a cinque anni fa, quando la Gonzalez ha avuto un alterco con alcune sue amiche. Per riappacificarsi con loro e fare in modo che si sentissero dispiaciute per lei, la allora 22enne si è inventata di sana pianta uno stupro, accusando McCaffrey di aver capitanato un'aggressione nei suoi confronti.

La donna ha sostenuto le accuse davanti alla polizia, ai periti e anche di fronte alla giuria che ha condannato McCaffrey a 20 anni di reclusione. In quell'occasione, la Gonzalez commentando la vicenda ha dichiarato che si è trattato di una "tragedia che ha cambiato la mia vita per sempre".

L'avvocato di McCaffrey ha tuttavia sollecitato ulteriori accertamenti dopo la sentenza, relativamente ad un morso che la signorina presentava sul braccio e inizialmente attribuito all'uomo. L'uso di nuove tecniche di rilevazione del DNA ha permesso di scoprire che il morso in realtà non apparteneva al presunto colpevole. Questo insieme ad altre evidenze ha spinto la Gonzalez a confessare il misfatto: per questo, è finita sotto processo per spergiuro.

La difesa dell'imputata aveva chiesto la libertà vigilata, sostenendo che senza le sue dichiarazioni McCaffrey non sarebbe mai stato rilasciato e che il ripensamento era in realtà la conseguenza di un pentimento spirituale maturato dopo una confessione in chiesa. La procura da parte sua aveva sollecitato per la donna una pena dai due ai sei anni, per fare in modo che ci potessero essere concrete possibilità che la Gonzalez scontasse lo stesso periodo di carcerazione subito dalla sua vittima. Questa sentenza tuttavia permetterà alla donna di chiedere la libertà vigilata tra un anno.

L'uomo, lo stesso uomo che molte persone avrebbero appeso per i testicoli prima che la verità venisse a galla, ha espressamente dichiarato che "è stato molto coraggioso da parte sua (della Gonzalez ndr) pentirsi e confessare".

Fonti

martedì 23 febbraio 2010

Condannata per omicidio scava tunnel con un cucchiaio ed evade

Ecco dove le madri detenute trascorrono le loro giornate in Italia
Breda, Olanda. 23 febbraio 2010 - Parliamo sempre di notizie in cui uomini innocenti scontano condanne ingiuste. In questo caso, abbiamo invece una donna riconosciuta colpevole di omicidio ma che non sconterà la pena comminatele.

La signora infatti è riuscita ad evadere dalla prigione in cui era detenuta scavando un tunnel dalla sua cella verso l'esterno. Curioso il modo con il quale ha aperto il varco: con un normalissimo cucchiaio da tavola.

Pare che le donne siano particolarmente scaltre anche quando si tratta di evadere dalle carceri (quelle poche che per qualche motivo ci finiscono dentro, normalmente si tratta di criminali recidive). L'anno scorso ad esempio una detenuta cilena, che sarebbe dovuta uscire non prima del 2016, è scappata dall'istituto a custodia attenuata dell'Icam, satellite del penitenziario milanese di San Vittore riservato alle donne, banalmente scavalcando il muro di cinta. Si, perché per chi non lo sapesse l'Icam è niente di più che un albergo, fatta salva la presenza di qualche guardia. Le efficienti misure di sicurezza però non sono servite ad evitare l'evasione.

Fonti

sabato 20 febbraio 2010

Vittima di una falsa accusa di stupro dopo due mesi di ingiusta detenzione continua a pagare il prezzo della calunnia

Alabama, 18 febbraio 2010 – Un uomo di Tuscaloosa è stato rilasciato dopo aver trascorso 2 mesi in carcere, accusato di una violenza sessuale mai commessa.

Michael Eulenstein era stato accusato di stupro da una donna che, come al solito, è rimasta anonima. Per questo motivo è stato posto in custodia cautelare in attesa che venissero resi noti i risultati del DNA. Risultati che l'hanno scagionato due mesi dopo: solo a quel punto la presunta vittima ha ammesso di aver mentito. Per la donna si profila così l'accusa di aver fornito false dichiarazioni. Tuttavia, sia noi che lei, sappiamo benissimo quali saranno le conseguenze di un simile gesto: nessuna. Proprio per questo le false accuse di violenza sessuale sono così frequenti: chi le deposita sa che non rischia niente, neanche una multa.

Eulenstein ha dichiarato che la sua vita, dopo questa disavventura, non è più come prima: fatica a trovare un nuovo lavoro con cui rimpiazzare il precedente che intanto aveva perso come conseguenza della detenzione perché, come da lui stesso osservato, è diventato vittima dell'insanabile pregiudizio secondo cui chi viene accusato di stupro è un potenziale violentatore. Tutto questo è dovuto al fatto che nella mente delle persone, dell'uomo che è rimasto coinvolto in una vicenda diffamante come quella di una violenza sessuale, rimane stampata l'immagine che i giornali ne forniscono al momento in cui quell'uomo viene arrestato. Poco importa se successivamente si scopre che l'accusa era fasulla: infatti, mentre la notizia dell'arresto suscita sempre un gran clamore mediatico, quella dello scagionamento passa puntualmente in sordina. Ecco come la vita di una persona innocente può essere rovinata per sempre.

A questo contribuiscono in maniera essenziale i media che pubblicano nome e spesso anche la foto del presunto violentatore.

Fonte: cbs42

venerdì 19 febbraio 2010

Donna a capo di un'organizzazione criminale: lei ai domiciliari, gli uomini tutti in carcere

Cecina, 19 febbraio 2010 — Era a capo di un'organizzazione criminale che spacciava droga nel livornese: a lei sono stati concessi gli arresti domiciliari mentre i suoi sottoposti, tutti uomini, sono finiti in carcere. Tanto per dare un esempio di come funziona il nostro sistema giudiziario, assolutamente prevenuto e volto a ipergarantire le persone di sesso femminile ai limiti della sfacciataggine.

Fonte: Blitz quotidiano

martedì 16 febbraio 2010

Solidarietà alla calunniatrice: pericolosi criminali le hanno rovinato la carrozzeria dell'auto

La vittima
Sarah–Jane Hilliard, la ragazza che ha sostenuto di essere stata violentata per potersi accaparrare 7500 sterline di indennizzo. Dopa la sua non-condanna per calunnia a 12 mesi di reclusione (ovviamente sospesa), già iniziano a proliferare attestati di solidarietà alla povera vittima di questa vicenda. La donna, come sempre.

Dopo che la sentenza è stata ritardata per attendere i risultati di una perizia psichiatrica riguardanti il passato tormentato di questa giovane, il giudice ha ritenuto doveroso applicare la condizionale per non infierire ulteriormente sull'imputata. Così la bella Sarah se ne è uscita allegra dal tribunale, sghignazzando in faccia al suo "stupratore" che a suo tempo, dopo il carcere, ha dovuto cambiare residenza per sfuggire alle aggressioni e alle minacce dei paladini delle donne. Minacce puntualmente cessate non appena si è diffusa la notizia della calunnia; ma pensate un po' cosa sarebbe successo se fosse finito nelle loro mani prima. In ogni caso, a nessuno interessano queste quisquilie.

Dopo la pesante condanna, l'avvocato della Hilliard Jacqueline Carey ha ritenuto doveroso sottolineare alcuni gravissimi episodi di violenza ai danni della sua cliente: due bruti, stando alle parole della giovane, l'avrebbero aggredita (probabilmente in questo momento sono in corso le ricerche di questi pericolosissimi delinquenti). Ma non solo. Qualcuno le avrebbe anche sfregiato l'auto scrivendo la parola BITCH sulla carrozzeria. Le associazioni in difesa della donna hanno già iniziato ad esprimere tutta la loro solidarietà alla ragazza, condannando questi incommentabili episodi di stalking. Ma non è finita qui. Tutti gli amici, e perfino il suo fidanzato, l'hanno abbandonata.

Di fronte a questo dramma umano non abbiamo parole per commentare. Di sicuro le organizzazioni femministe dovranno mobilitarsi per aiutare Sarah a superare questo momento difficile. Ho detto tutto, dimentico qualcuno? Mi pare di no.

Fonti

lunedì 15 febbraio 2010

Restituiamo il piccolo Liam al suo papà

Liam Mc Carthy
Probabilmente conoscete la vicenda del piccolo Liam Gabriele Mc Carthy. Figlio di un americano e di una romana, dopo il divorzio dei due, che vivevano negli Stati Uniti, è stato affidato al padre dal tribunale americano. La signora Manuela Antonelli ha fatto di tutto per ottenerne l'affidamento, giungendo ad accusare l'ex marito di maltrattamenti nei confronti del bambino.

Noi non sappiamo se le accuse sono vere o no: quel che è certo è che la giustizia statunitense ha ritenuto di dover affidare il piccolo Liam al papà invece che alla mamma, nonostante tutte le accuse infamanti mossegli contro. Ma la Antonelli, in totale spregio di questa decisione, ha rapito (perché di rapimento si tratta) il figlio e lo ha riportato in Italia.

Un tribunale americano ha spiccato un mandato di cattura nei confronti della signora: mandato che, per qualche cavillo legale, non è stato recepito dalla giustizia italiana, che si è limitata ad affidare Liam ad uno zio materno in attesa di risolvere il contenzioso.

Chi ha pagato, come avviene in tutti questi casi, è il bambino, strappato all'affetto del papà da una madre che evidentemente lo riteneva una sua personale proprietà. Adesso la Antonelli sta facendo di tutto per opporsi all'estradizione negli USA, estradizione che significherebbe per lei una sconfitta, ma di certo il ritorno alla normalità per "Leone", come ci piace chiamarlo. Accanto al suo papà, nella casa dove viveva felice prima di essere brutalmente rapito da una donna egoista e vendicativa. L'ultima "trovata" è stata quella di diffondere la notizia che il figlio possa togliersi la vita.

L'importante è non credere a quanti diffondono notizie false al solo scopo di perorare la causa della Antonelli, sostenendo ad esempio che il bambino abbia affermato di essere stato molestato dal padre. Si tratta solo di calunnie messe in giro dai soliti loschi individui di estrazione filofemminista, schierati contro gli uomini a prescindere e ai quali non importa niente della felicità di "Leone", ma solo di fare propaganda misandrica.

Fonte: La Repubblica

Collegamenti esterni

domenica 14 febbraio 2010

Scagionato da un'accusa di stupro dopo aver trascorso 18 anni in carcere

Columbus, Ohio. 14 febbraio 2010 – Al 54enne Robert McClendon è stato riconosciuto un indennizzo di 1.1 milioni di dollari per aver scontato ingiustamente 18 anni di carcere. La condanna era stata comminata sulla base di una falsa accusa di stupro.

Le accuse si sono rivelate infondate dopo un test del DNA che ha dimostrato l'innocenza dell'uomo. Non è la prima volta che accadono fatti di questo tipo: il fatto è che in molti sistemi giudiziari, e in particolar modo in quello statunitense, vige quel genere di mentalità noto come "presunzione di colpevolezza". Ovvero, si è colpevoli finché non si dimostra la propria innocenza. Proprio per questo motivo molte persone vengono ingiustamente incarcerate, soprattutto quando l'accusa è quella di violenza sessuale: questo genere di reato infatti, come notato anche in un post precedente, richiede solo la testimonianza della "vittima" che assume così valore probatorio spesso incontrovertibile e dalla quale pertanto è difficilissimo, se non impossibile, potersi difendere. Anche quando la "vittima" è in totale malafede.

Fonte: Cleveland.com

sabato 13 febbraio 2010

Fa arrestare il compagno per salvarsi dall'accusa di accoltellamento: libera

Burnley, Lancashire UK. 12 febbraio 2010 – Una ex eroinomane 29enne ha fatto arrestare il proprio compagno con l'accusa di aggressione e violenza sessuale. Mr Raymond Sutherland è stato posto sotto custodia e successivamente scarcerato dopo che la donna ha ammesso di essersi inventata tutto.

La signora ha dichiarato il falso per giustificare un accoltellamento ai danni del partner, che è finito in carcere dopo il ricovero in ospedale. Raymond, che ha aiutato la giovane a risolvere i suoi problemi di tossicodipendenza, la ospitava in casa sua: dopo il divorzio, quello era l'unico posto dove potesse vivere tranquillamente, ha dichiarato il suo avvocato. Nonostante ciò, la donna non si è fatta scrupoli ad inscenare un'aggressione e una violenza sessuale per evitare di essere accusata di accoltellamento, avvenuto per cause non chiarite. Miss Sarah Statham, che rappresentava l'accusa, ha illustrato alla giuria le modalità dell'aggressione, sottolineando la precaria condizione psichica della 29enne e il fatto che lei stessa ha ritirato le accuse ingiustamente rivolte al suo compagno.

Per questo motivo, la donna è stata condannata per calunnia e accoltellamento ad una pena sospesa di 12 mesi di prigione, con una condizionale di due anni, e al pagamento di 100 sterline di indennizzo alla vittima.

Fonte: PendleToday

Quando basta la parola di una donna per far scattare le manette

Ormai non si può più negare l'evidenza, la parola di una donna è sufficiente per rovinare per sempre la vita di un uomo, tra carcere, sedute in tribunale e reputazione distrutta. Tra la parola di un uomo e quella della donna vince sempre quest'ultima. Nei rari casi in cui vengono smascherate (proprio quando la contraddittorietà è palese), rimangono impunite. Basta con questa storia ridicola che non denunciano le violenze perché hanno paura, la denuncia è un'arma potentissima nelle loro mani che possono usare quando vogliono per soddisfare i loro capricci, le loro ambizioni e la loro sete di denaro. Uomini, tenete presente che non siete mai stati in galera solo perché ancora a nessuna le è presa la voglia di farvici andare.

Tutto questo è causato dal pregiudizio che vuole la donna debole, indifesa e incapace di fare del male o mentire etc. Ciò è sistematicamente usato dai membri di questo sesso come arma per distruggere chiunque attraverso vie giudiziarie. I giudici danno sempre ragione alle donne, quello che dicono è preso per vero a prescindere.

Dobbiamo sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema.

Lo stupro

Lo stupro è l'unico reato la cui sussistenza dipende esclusivamente dalla volontà soggettiva di una singola persona, la "vittima". Anche un rapporto inizialmente consensuale può trasformarsi in stupro, se la donna cambia idea in un secondo momento! Lesioni corporali e qualsiasi altro riscontro oggettivo non sono assolutamente necessari alla sussistenza di questo genere di reato. Ogni volta che fate sesso con una donna la vostra libertà, reputazione, carriera, felicità cade inevitabilmente nelle sue mani, e può farne ciò che vuole.

venerdì 12 febbraio 2010

Fa incarcerare il marito per 10 mesi dichiarando il falso alle autorità

La signora che vedete nel video si chiama Deborah (il cognome non è stato diffuso come al solito per tutelarla, solo il fatto che sia apparsa in televisione senza offuscamenti della faccia e/o della voce è di per sé eccezionale) e si è inventata di sana pianta un'aggressione perpetrata contro di lei dal marito Todd, di cui non si conosce il cognome solo perché imparentato con la calunniatrice da tutelare, per farlo arrestare e incarcerare. Todd ha trascorso quasi un anno in galera per una violenza mai commessa.

Tutto iniziò una sera quando Todd diede una spinta alla moglie, che finì a terra. Nella trasmissione americana Dr. Phil, che ha ospitato i due protagonisti della vicenda, la donna ha dichiarato
There was absolute assault here. That was a horrible, awful night. I was thrown up against the wall. I was thrown to the floor. I was thrown around my home that he moved into
pensando evidentemente che passare un anno in carcere insieme a dei veri criminali fosse niente in confronto. In quell'occasione, Deborah chiamò la polizia per denunciare il marito, ma poi ci ripensò e non fece alcuna accusa formale.


Cinque mesi dopo tuttavia, insoddisfatta del rapporto che aveva con Todd e volendosi vendicare del suo comportamento da lei stessa definito irrazionale (passava troppo tempo con gli amici e troppo poco tempo con la sua amata compagna), ci ripensò nuovamente. Andò dalla polizia inventandosi un'aggressione, e accusò formalmente il marito che venne così prontamente arrestato per violenza domestica. Ha passato 10 mesi in carcere prima che la verità venisse a galla: a smascherare la donna, una e-mail casualmente intercettata dalla polizia.

La signora non verrà perseguita. La polizia ha dichiarato che nessuna accusa le verrà mossa contro per evitare che le vere vittime si intimoriscano e rinuncino a denunciare le violenze subite per paura di essere loro stesse incriminate per calunnia (quello che in gergo viene chiamato chilling effect). In altri termini, la politica è quella di garantire l'impunità alle donne anche in caso di menzogne deliberatamente poste in essere per vendetta o altre motivazioni, perché quelle effettivamente oggetto di violenza possano denunciare senza alcun timore. Poco importa se qualcuno rischia di passare anni e anni in galera per reati mai commessi.

Nonostante sia questa l'ideologia predominante, qualcuno ha comunque ancora il coraggio e la prepotenza di affermare che la maggior parte degli abusi di genere non viene segnalata alle autorità per paura di non si è ancora capito bene cosa. Magari le organizzazioni filofemministe potranno illuminarci in merito.

Fonte: Dr. Phil

domenica 7 febbraio 2010

Finge uno stupro, arrestati il presunto violentatore e il fratello accorso ad aiutarla

Il giovane arrestato insieme
al suo legale
UK, 6 febbraio 2010 – Un giudice britannico ha scarcerato un giovane accusato di aver aggredito un taxista nell'erronea convinzione che quest'ultimo, anch'esso arrestato, fosse il violentatore della propria sorella. In realtà la ragazza aveva simulato lo stupro solamente per evitare di pagare la corsa.

La giovane inglese era salita sul taxi di Mohammed Afsar per farsi riaccompagnare a casa. Una volta giunta lì, si è rifiutata di pagare e si è messa ad urlare in piena notte attirando l'attenzione del fratello che stava dormendo e che si è prontamente precipitato in difesa dalla ragazza. Purtroppo la situazione è degenerata, e il povero taxista ha dovuto subire la furia dell'uomo prima di essere arrestato dalla polizia insieme al suo aggressore con l'accusa di violenza sessuale. Solo dopo che la verità è emersa Mr Afsar è stato scarcerato.

Il fratello ha dovuto invece subire un processo. In primo grado il verdetto è stato di tre mesi di carcere, ma in appello il giudice è stato più magnanimo e l'ha condannato a 100 ore di lavoro non pagato. Per questo, il giovane è stato scarcerato e la situazione si è conclusa felicemente.

Fonte: DerbyShire

sabato 6 febbraio 2010

Fa arrestare due sconosciuti con l'accusa di stupro: segnalata

Contea del Kent, UK. 6 febbraio 2010 – Una 42enne di Ramsgate, rimasta anonima per motivi legali, ha confessato di aver mentito alla polizia riguardo un presunto stupro avvenuto in una spiaggia di Broadstairs che ha portato all'arresto di due uomini, poi scagionati.

La donna ha dichiarato di essere stata violentata da due sconosciuti presso la Viking Bay nelle prime ore del 6 settembre 2009. La polizia ha così avviato le indagini, arrestando due uomini che sono poi stati riconosciuti dalla presunta vittima come i suoi stupratori.

La versione della donna è tuttavia stata smentita da diverse testimonianze, tanto che le accuse verso i presunti violentatori sono state archiviate. I due uomini hanno lasciato oggi il carcere.

La 42enne è stata formalmente segnalata alle autorità per aver fornito false dichiarazioni.

Fonte: KentOnline

Accadeva un anno fa: giovane condannato per l'omicidio di quello che credeva essere lo stupratore della propria ragazza

Irlanda, 6 febbraio 2009 – Fatto simile al precedente, e accaduto esattamente un anno prima. Un ragazzo di 26 anni è stato condannato a 7 anni di carcere per aver commissionato l'omicidio di quello che credeva essere lo stupratore della propria ragazza, un nigeriano 18enne di nome Sumbo Owoiya.

La fidanzata di Joseph Sullivan si era recata da lui in lacrime dicendo di essere stata violentata da un giovane studente di colore: solo dopo l'omicidio si venne a sapere che l'accusa era completamente infondata. Su tutte le furie, Sullivan ingaggiò un killer per uccidere Owoiya.

I tre si recarono presso l'appartamento del nigeriano per fargliela pagare: Sullivan e il killer salirono, mentre la ragazza aspettava in macchina. L'omicidio si è consumato in pochi istanti.

La ragazza è stata condannata a 3 anni e mezzo per concorso in omicidio, ma il giudice ha sospeso la sentenza a condizione che la giovane "mantenesse una buona condotta" per i prossimi quattro anni. Della sospensione non ha invece potuto beneficiare il fidanzato che è stato spedito in carcere, luogo dove rimarrà per i prossimi sette anni.

Fonte: Herald.ie

venerdì 5 febbraio 2010

Arrestato per un omicidio mai commesso, incarcerato 14 giorni prima di essere scagionato: 8mila euro di indennizzo

5 febbraio 2010 – Probabilmente vi ricorderete di Patrick Lumumba, arrestato per l'omicidio di Meredith Kercher su indicazione di Amanda Knox, che aveva fatto il suo nome alla polizia scaricando su di lui la colpa. Lumumba è stato in galera 14 giorni prima di essere scarcerato; in quel periodo, ha dovuto chiudere il pub che gestiva. Il sequestro prolungato del locale inoltre gli ha impedito di lavorare per diverso tempo.

Oggi la Cassazione ha confermato la decisione già presa a suo tempo dalla Corte di Appello: a Lumumba sono stati riconosciuti solo 8mila euro di risarcimento per ingiusta detenzione.

Il legale di Lumumba ha sottolineato l'iniquità della sentenza portando come esempio quello di una studentessa di Napoli alla quale, per aver trascorso ingiustamente 3 giorni in carcere e 11 ai domiciliari, è stato riconosciuto un indennizzo di 33mila euro, più di quattro volte superiore a quello di Lumumba che invece di giorni in carcere ne ha trascorsi 14.

Patrick Lumumba ha rifiutato di accettare il denaro ritenendolo un'umiliazione, e ha annunciato che farà ricorso presso la Corte europea di Strasburgo.

Fonte: La Stampa

martedì 2 febbraio 2010

Pene severe per chi si rende responsabile di calunnia

Spesso si sente pronunciare questa frase, ma cosa succede veramente quando qualcuno, per vendetta o più banalmente per trarne immediato profitto finanziario, arriva a far arrestare un'altra persona dichiarando il falso?

Non tutti sanno che la calunnia in molti casi è considerato un reato lieve, tanto da permettere a chi la commette di rimanere praticamente impunito: questo è il caso di una donna che ha reso false dichiarazioni per far incarcerare il marito ed è poi stata condannata a 2 anni con la condizionale e a risarcire la vittima con 50 mila euro (c'è appena bisogno di dire che quasi sicuramente questo risarcimento non avverrà mai...).

lunedì 1 febbraio 2010

Fai sesso con una ragazza e poi ti rifiuti di sposarla? Sei uno stupratore

Nuova Delhi, 1 febbraio 2010 – La corte suprema indiana ha stabilito che prospettare ad una ragazza la possibilità di un matrimonio obbliga a mantenere l'impegno, se si hanno rapporti sessuali pre–matrimoniali con lei. In caso contrario si è colpevoli di stupro.

Questa la decisione presa dal tribunale che ha respinto l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di un uomo accusato dalla sua ex di averle usato violenza, facendo sesso con lei dopo una promessa di matrimonio che però poi non si è concretizzata, avendo l'indiano successivamente cambiato idea. La motivazione addotta è che ingannare una ragazza con una falsa promessa è meschino e contro natura; riguardo alla negazione del rilascio su cauzione è stato invece invocato il pericolo di fuga.

Quella di denunciare alle autorità ex-partner che si sono poi rifiutati di proseguire nella relazione fino al matrimonio pare essere un'abitudine delle ragazze indiane: qui viene descritto un caso simile accaduto quasi contemporaneamente a questo.

Fonte: Man denied bail after sex on false marriage promise, da Thaindian News